Le 9+1 curiosità sulle ostriche
Bentrovati nel blog di ilovetartare.com. In questo articolo vogliamo svelarvi alcune curiosità sul mollusco bivalvo. Siete sicuri di conoscerle? Leggete questo articolo e scopriamo insieme le 9+1 curiosità sulle ostriche!
1 – Una delle specie più antiche

L’ostrica è apparsa sul nostro pianeta circa centocinquanta milioni di anni fa. Un raro e prezioso esemplare è stato rinvenuto con una perla di ben 10 milioni di anni. La loro età gli attribuisce il titolo di “animali più antichi del pianeta”. Ma ovviamente non sono i soli, a questa categoria appartengono anche altri molluschi e creature delle acque. Resta un’incognita il loro percorso evolutivo.
2 – Come si difendono le ostriche?
In caso di attacchi, come la maggior parte degli animali le ostriche scappano invece di combattere. Nuotano usando il guscio come “motore” aprendolo e chiudendolo ritmicamente. Sono solitamente preda, sia in acqua che in terra, di uccelli, umani, mammiferi marini, tartarughe marine e varie specie di pesci
3 – Quanto vivono le ostriche?
Benché molte ostriche, tra i due anni e mezzo e i quattro, siano pronte per essere gustate sulle nostre tavole, la loro aspettativa di vita è comunque abbastanza lunga. Le ostriche, se vivono in piena libertà, possono raggiungere i 35 anni d’età.
4 – Di cosa si nutrono le ostriche?
Le ostriche hanno un sapore squisito, ma qualcuno si è mai chiesto di cosa si nutrono? Nel loro habitat naturale si alimentano di batteri, protozoi, alghe, uova, larve e fibre vegetali presenti nell’acqua. Gli allevamenti di ostriche sono strutturati in vere e proprio fattorie marine che producono una sorta di spazzatura acquatica, composta da gusci rotti, detriti, corde e galleggianti delle reti, e tutti questi rifiuti vengono spesso ingeriti dagli animali marini
5 – Le ostriche sono i filtri del mare!

Sono praticamente dei filtri anti inquinamento naturali e con una media di 10 litri d’acqua filtrata all’ora riescono a filtrare ogni giorno fino a circa 200 litri d’acqua. Anche per questo motivo sono animali da salvaguardare e rispettare, in quanto giocano un ruolo vitale nell’ecosistema degli oceani.
Siamo arrivati a metà del nostro mini tour sulle 9+1 curiosità sulle ostriche.
6 – Come si riproducono le ostriche?
Le ostriche hanno molti modi di riprodursi. Alcune specie sono infatti ermafrodite, mentre altre hanno i generi separati. Le femmine rilasciano milioni di uova nell’acqua, dove la fecondazione avviene quindi in esterno. Le larve si sviluppano in poche ore e passano le loro prime settimane di vita nuotando finché non trovano qualche oggetto cui attaccarsi, dove restano per tutta la durata della loro vita.
7 – Le ostriche hanno il “naso”?
Le ostriche respirano in modo simile ai pesci usando branchie e un mantello. Quest’ultimo contiene vasi sanguigni con pareti sottili. L’ostrica “respira” l’ossigeno dall’acqua attraverso queste pareti e “espira” l’anidride carbonica. Il cuore dell’ostrica, che è piccolo e ha solo tre camere, quindi pompa il sangue arricchito di ossigeno attraverso il suo corpo.
8 – La Grande Ostrica

Nel 1872 a New York si spendeva più in ostriche che per tutti gli altri alimenti messi insieme: prima di diventare la Grande Mela, la città era la conosciuta come la “Grande Ostrica”. Non ci deve stupire che il più famoso e rinomato oyster bar nel mondo sia il Grand Central Oyster Bar che, aperto nel 2013 all’interno della Central Station, serve 2 milioni di ostriche all’anno.
9 – Una vita sedentaria
Alle ostriche non piace tanto muoversi per le acque del nostro amato pianeta. Quando una nuova larva di ostrica nasce, dopo sei od otto ore, forma una piccola parte del suo guscio e delle ciglia: sottili strutture simili a peli usate dall’ostrica per nuotare. Le larve nuotano per le prime due o tre settimane della loro vita. Questa è l’unica eccezione nel corso della vita di un’ostrica che per lo più è sedentaria. Dopo questo tempo, l’ostrica trova un posto adatto, come sopra le conchiglie di altre ostriche o su una superficie pulita e dura, attaccandosi per stabilirsi.
9 + 1 – La nascita della perla
Una perla si forma quando un corpo estraneo, come parassiti o pezzi di conchiglie, si ferma nella cavità palleale. Alcuni strati di madreperla ricoprono la superficie allo scopo di difendere i tessuti dell’animale dall’irritazione. Si depositano vari strati di calcio che, in combinazione con altri minerali, creano questi particolari oggetti preziosi.
Il colore più comune nelle perle è il bianco, ma si possono trovare anche perle rosa, color crema, viola scuro, grigie e nere. Grazie alla tecnologia e ad anni di studio, oggi possiamo anche avere perle con colori bizzarri come il verde, l’azzurro, l’arancione, utilizzate soprattutto nella bigiotteria. Quando si parla di perle nere, oltre alla Akoya e a quelle di fiume, si pensa subito alle costosissime perle di Tahiti, molto pregiate e particolarmente belle. Il valore delle perle però, non si distingue solo dal colore, ma anche dalla forma e dal lustro, cioè la luce che riesce a riflettere. Una curiosità particolare è che, a differenza delle altre, le ostriche che creano le perle nere sono molto più delicate e in ogni coltivazione ne muoiono tantissime. Questo è un altro fattore che le rende così costose e rare.

Queste erano le nostre 9+1 curiosità sulle ostriche. Voi ne conoscete altre? Scrivetele nei commenti sotto questo articolo. Appuntamento al prossimo articolo!
La storia delle ostriche
Nell’antichità il banchetto determinava una funzione di appartenenza a un gruppo sociale e la sua dimensione rituale era di conseguenza costitutiva per l’identità stessa del gruppo. In questo contesto, fondamentali erano l’amicizia, l’amore, la gioia e il piacere. E quando si parla di piaceri, i peccati di gola sono i veri protagonisti. Tra le materie prime di maggior spicco c’era…indovinate un po’? L’ostrica.
Noi di ilovetartare vogliamo raccontarvi la storia delle ostriche nel corso dei millenni.
Il mondo greco
Le ostriche erano già apprezzate dai Greci e proprio dalla lingua greca deriva l’origine del loro nome: ὄστρακον, infatti, significa ‘conchiglia’. Sin dai racconti mitologici greci, i molluschi bivalvi sono stati presenti in ogni aspetto della società. Un esempio? I Greci utilizzavano i gusci anche per le votazioni pubbliche. Inoltre, l’ostrica fu associata ad Afrodite, divinità dell’amore che nacque dalla spuma delle acque marine. La leggenda vuole che la dea emerse dal mare sul dorso di un’ostrica per dare alla luce il figlio Eros. Ma le ostriche sono associate ad Afrodite soprattutto perché gli antichi attribuivano a tali materie prime dei poteri afrodisiaci, come per tutte le prelibatezze d’acqua salata.

La passione dei romani
I Romani, oltre ad essere dei grandi consumatori di ostriche, erano anche dei grandi esperti, così patiti ed appassionati da distinguere le diverse impercettibili sfumature di profumo e sapore tra un esemplare e un altro.
Lo scrittore Plinio il Vecchio, nei suoi testi, scriveva che: “Le Ostriche, nel tempo degli amori, si aprono quasi sbadigliassero, si riempiono di rugiada che le feconda e partoriscono perle…”.
In epoca romana le ostriche erano mangiate sia crude che cotte. La maggior parte provenivano dall’allevamento del Lago di Lucrino a Napoli e gestito da Sergio Orata che venne descritto da Varrone come uno dei primi ostricai che riuscì a ricavare una discreta fortuna. Ma i Romani giungevano anche sino alle coste della Bretagna per assicurarsi la presenza del prelibato mollusco nei numerosi banchetti.

L’età del buio
La storia delle ostriche subì una brusca frenata. Il consumo di ostriche cadde in disuso durante il Medioevo per poi tornare a splendere durante il Rinascimento. Di questo in realtà non c’è da stupirsi: la tipologia e il modo in cui viene consumato il cibo è una questione culturale e, si sa, il Medioevo è stato il decadimento della cultura stessa. Nonostante ciò, sono diverse le testimonianze che riportano la conservazione dei molluschi all’interno di botti riempite di sale.

L’influenza del mondo francese
In Francia erano il prodotto d’élite per i sovrani tanto che Francesco I, nel 1545, accordò a Cancale il titolo di “città”, in omaggio alle ostriche portatogli in dono dagli abitanti. Napoleone, il 4 luglio 1853, redisse un regolamento sulla pesca marittima costiera che creava una vera e propria legislazione riguardante l’ostrica: divenne così il primo atto di salvaguardia della specie. Nella seconda metà del 1800, il governo francese incoraggiò l’importazione delle ostriche per creare i primi allevamenti e intorno al 1970 apparirono in Francia le prime colture in soprelevazione che permisero di allevare un numero maggiore di ostriche. Oggi ci sono intere cittadine che hanno legato il proprio destino all’ostricoltura, come quelle di tutto il litorale della Bretagna.

L’Epoca Borbonica
All’epoca dei Borbone, il pesce era una materia prima onnipresente nelle tavole reali. Il mare di Napoli e Salerno offrivano dei veri doni per le papille gustative della royal family. In poco tempo, le ostriche e le perle, divennero protagoniste nel periodo in cui la famiglia Borbone visse nel territorio campano. Poco distante da Partenope, si trova il Lago Fusaro, considerato come un tratto di mare circoscritto tra Cuma e Torregaveta. Nel 1752 l’area del Fusaro divenne la riserva di caccia e pesca dei Borbone. Ma solo con Ferdinando IV i lavori terminarono portando alla nascita della ‘Casina Vanvitelliana‘, iniziata da Luigi Vanvitelli e terminata dal figlio: Carlo Vanvitelli, nel 1782 realizzò il Casino Reale di Caccia sul lago, a breve distanza dalla riva. La villetta, dallo splendido fascino, divenne un luogo di riposo ma anche di feste e fu utilizzato come base operativa per l’ostricoltura. In pochi anni le ostriche del Fusaro iniziarono a essere esportate in tutto il continente, guadagnandosi la fama di essere tra le più buone d’Europa.

Ostriche a stelle e strisce
Da cibo della classe operaia a prelibatezza costosa. All’inizio del XIX secolo, le ostriche erano economiche e mangiate principalmente dalla classe operaia. In seguito, i banchi di ostriche nel porto di New York divennero la più grande fonte di tutto il mondo. In qualsiasi giorno, si potevano trovare sei milioni di ostriche sulle chiatte ormeggiate presso il lungomare della città. Le ostriche erano naturalmente molto popolari a New York City e aiutarono ad avviare il commercio dei ristoranti della città. Gli ostricoltori di New York divennero abili allevatori, fornendo lavoro a centinaia di persone e cibo nutriente a migliaia di famiglie. Alla fine, la crescente domanda esaurì le scorte necessarie. Per aumentare la produzione, vennero introdotte specie estranee, spesso portatrici di malattie, che distrussero la maggior parte degli allevamenti all’inizio del XX secolo. La popolarità delle ostriche aveva però posto una domanda sempre crescente negli stock di ostriche selvatiche che portò ad un aumento di prezzi, data la mancanza del prodotto, convertendoli dal loro ruolo originale di cibo della classe operaia al loro stato attuale di prelibatezza costosa.

La storia delle ostriche non finisce di certo qui. Seguiteci nei prossimi articoli per saperne di più!